Scorcio di via ad Ostuni, in Puglia, la 'città bianca' del Salento e uno dei suoi luoghi più famosi insieme a Santa Maria di Leuca, Otranto e Taranto. Un tempo completamente dipinto con calce bianca, il suo centro storico si arrampica su un colle in un susseguirsi di stradine, piazzette e vicoli (ph: Michelangelo De Vincentis)
LUNEDI 14 GENNAIO 2020 | DI SILVIA RUGGIERO | TEMPO DI LETTURA: 1 MINUTO
*Questo articolo è uscito nel numero di Gennaio-Febbraio 2020 di Terre & Culture, nella rubrica Psicologia dei luoghi
Non possiamo vendere quello che non abbiamo. Noi siamo lentezza, siamo staticità, nessun cambiamento, siamo quelli che alla “controra” quando lavoriamo pensiamo che abbiamo sbagliato qualcosa nei nostri progetti di vita. Dovremmo conservare le nostre tradizioni.
Noi siamo quelli delle conserve che hanno bisogno di tre giorni di preparazione. In tre giorni si fa il giro del mondo. E noi stiamo qui a fare le conserve.
Siamo come i fichi d’india, abbiamo le spine per sopravvivere all’arsura, alle poche risorse economiche. Ma siamo dolci in fondo e riusciamo ancora a vedere l’altro. Ma quando pensiamo di avere poche risorse l’altro diventa un competitor. Forse dovremmo capire che di risorse ne abbiamo molte e l’altro e la capacità di vedere l’altro e di stare con l’altro è una risorsa.
Noi abbiamo la capacità di prenderci cura dell’altro per tradizione (pensiamo alle mamme del sud, alle nonne) e dovremmo sfruttarla al meglio, abbiamo l’accoglienza nei nostri neuroni, abbiamo la creatività oltre al clima, ai luoghi, abbiamo le storie.....”
Abbiamo piccoli borghi pianeggianti, abbiamo i ritmi degli anziani, il clima che ci permette di stare all’aperto 6 mesi l’anno…..