Piazza Santo Stefano a Bologna
MERCOLEDI 21 FEBBRAIO 2024 | DI CLAUDIO VENTURELLI | TEMPO DI LETTURA: 2 MINUTI
*Questo articolo è uscito nel numero di Gennaio-Febbraio 2024 di Terre & Culture come Editoriale
Nelle ultime settimane si è aperto un nutrito dibattito sui limiti di velocità nelle strade urbane e come di solito accade in Italia, tutti sanno tutto e tutti danno i loro numeri. Da quando Bologna ha introdotto il limite dei 30km/h si sono aperti dibattiti sulla reale efficacia di un limite così restrittivo di ridurre incidenti in città. Da quanto affermato da Legambiente, è statisticamente accertato che nel 55% dei casi mortali nelle città, teatro del 73% degli incidenti, le cause sono riconducibili proprio all’eccesso di velocità, la mancata precedenza ai pedoni sugli attraversamenti e la guida distratta. Secondo il ministro Salvini, con Città 30 “i problemi (soprattutto per i lavoratori) rischiano di essere superiori ai benefici per la sicurezza stradale”.
Il Piano nazionale sicurezza stradale del Ministero dei trasporti sostiene che “dove ci possono essere impatti che coinvolgono veicoli e pedoni, la velocità dovrebbe essere limitata a trenta chilometri all’ora”, lasciando il limite di cinquanta alle strade a scorrimento veloce. Gli studi fatti sul tema velocità in auto, riferiscono che a 30 km/h “l’impatto equivale a una caduta dal primo piano: la mortalità è praticamente residuale e avviene soltanto in meno del 10% dei casi”. Già a 50 all’ora, invece, “la collisione coincide con una caduta dal terzo piano e la probabilità di un incidente mortale cresce oltre il 50%”. Perché allora tanto clamore? Bologna è la prima grande città italiana ad aver adottato questi limiti, ma non è di certo la prima in Europa. Dove la norma è stata già applicata da tempo si sono visti i primi risultati. A Londra, ad esempio, le morti sono calate del 25% e gli investimenti di pedoni del 63%, mentre a Bruxelles, a un anno dall’introduzione del limite a trenta all’ora (gennaio 2021), gli incidenti sono diminuiti del 28% e i morti e feriti gravi del 50%. È vero che andrebbero valutati anche altri aspetti e forse rivisto il piano della velocità nella città di Bologna per mirare meglio un intervento così importante per i cittadini, però è altrettanto vero che questo provvedimento non deve essere strumentalizzato sul piano politico. Il rispetto dei limiti è anche il rispetto per le persone più fragili. Ciò vale anche per i limiti attuali, frequentemente disattesi perché non ci sono controlli, e spesso per affrontare alcuni attraversamenti si è costretti a sfidare la sorte come in una sorta di “roulette russa”.
Le imposizioni non sono mai utili però a volte sono importanti per attuare quella prevenzione che siamo capaci di comprendere solo in caso di bisogno e in alcuni casi. Le novità trovano sempre degli acclamatori e dei contrari, lo è stato per l’introduzione dell’obbligo del casco come pure per le cinture di sicurezza, eppure sfido oggi qualcuno a dire che non siano serviti. Nel sito del comune di Bologna trovo scritto “I benefici sono tanti e per tutte e tutti! Strade più sicure, belle e vivibili quando ti muovi in auto, a piedi, in bicicletta e coi mezzi pubblici” e io ne sono convinto.