Una strada allagata dopo l'alluvione di maggio 2023 in Romagna
VENERDI 23 GIUGNO 2023 | DI CLAUDIO VENTURELLI | TEMPO DI LETTURA: 1 MINUTO
*Questo articolo è uscito nel numero di Maggio-Giugno 2023 di Terre & Culture come Editoriale
Il clima sta cambiando e di conseguenza anche il meteo. Basti vedere la situazione ai primi di maggio di quest’anno con esempi di siccità diffusa su tutto il nostro territorio nazionale per renderci conto che dall’inizio dell’anno c’era stata pochissima pioggia. Si parlava di una siccità mai vista negli ultimi 70 anni. I telegiornali mostravano filmati nei quali si vedevano il Lago di Garda e il fiume Po a dei livelli bassissimi e si parlava dei rischi che ciò avrebbe comportato all’agricoltura e alla zootecnia, poi i disastri del 2 maggio a Faenza e successivamente il 16 maggio in tutta la Romagna. Persone che hanno perso tutto con migliaia di sfollati e danni gravissimi. Sono caduti in poche ore miliardi di litri d’acqua e il territorio è letteralmente esploso.
Non dobbiamo dimenticare che l’uomo, per bonificare le pianure, ha spostato i fiumi chiudendoli in angusti argini, insomma ci ha messo molto del suo. Credo che dobbiamo fare un mea culpa e ragionare oggi, con coscienza e soprattutto scienza, su quello che dovremo fare in previsione di ciò che potrebbe essere domani.
La pianura si è allagata e le colline sono franate, il territorio ha cambiato volto e, anche se avessimo tutte le risorse disponibili, ci vorranno anni prima che si possano ricucire le ferite. Nonostante ciò le cicatrici rimarranno evidenti e ben impresse nella memoria di tutti. Il mio timore è che, anche alla luce di tutti i disastri di un maggio difficile da dimenticare, la politica continui a tentennare sulle azioni da intraprendere subito per contrastare gli stress climatici i cui effetti, purtroppo, sono sempre più evidenti.