Il granchio blu sta diventando un vero e proprio killer dei mari: sconvolge gli ecosistemi per la sua voracità, nutrendosi di crostacei, piccoli pesci, gasteropodi, è resistente al caldo e al freddo e danneggia l'attività dei pescatori, tagliando loro le reti.
Lotta tra specie
VENERDI 21 GIUGNO 2024 | DI CLAUDIO FRANZONI | TEMPO DI LETTURA: 2 MINUTI
*Questo articolo è uscito nel numero di Maggio-Giugno 2024 di Terre & Culture nella rubrica TerraNews
Oggi si parla spesso di biodiversità come una ricchezza da preservare, sia a livello globale che circoscritta ad un determinato territorio. Una delle maggiori sfide ambientali del nuovo millennio è costituita dal contrasto alle invasioni biologiche che minano in maniera sempre più crescente alla conservazione di habitat ricchi di vita. Per capire meglio di cosa si tratta, è bene fare una distinzione concettuale che riguarda le specie (animali o vegetali) che popolano un determinato ambiente: autoctona è una specie di una data regione che si è originata ed evoluta nel territorio in cui si trova e che è in equilibrio con l’ambiente e con le specie animali e vegetali che ne compongono l’habitat. Hanno caratteristiche proprie e indicative di quell’ambiente e contengono l’assetto genetico originario.
Le specie alloctone o esotiche, animali, vegetali e funghi, sono invece quelle immesse in zone diverse dal loro areale originario, trasportate al di fuori della loro capacità di distribuzione per l’azione diretta o indiretta dell’uomo. Esse costituiscono un grave pericolo per la biodiversità, perché alterano e distruggono gli equilibri ecologici e possono portare all’estinzione di specie animali o vegetali presenti naturalmente in quella zona. Problema questo che si sta rivelando assai grave anche a causa dei cambiamenti climatici come, per esempio, l’aumento di temperature delle acque dei mari: nel nostro caso, specie alloctone si spostano e si immettono nel Mar Mediterraneo attraverso Suez, con una adattabilità al nuovo ambiente straordinaria, e questo sta provocando gravi danni alla pesca e alla biodiversità originaria.
I gamberi alloctoni invasivi, ad esempio, come il gambero rosso della Louisiana, competono con il gambero di fiume autoctono e sono portatori sani della peste del gambero causandone la morte. O il siluro, che è autoctono del Centro ed est Europa e dell’Asia nord-occidentale, mentre in Italia è un pesce alloctono introdotto per mangiare i topi e le nutrie nei canali e nei corsi d’acqua. La nutria, infatti, che doveva pulire i canali da topi e serpenti, adesso distrugge gli argini e contro di essa, dopo attacchi all’uomo, ne è stato, in alcune zone della Romagna, concesso l’abbattimento. E che dire del granchio reale blu, trasportato accidentalmente dall’America e ora un vero e proprio killer dei mari (in Italia in particolare si trova in prossimità di lagune ed estuari dell’Adriatico): sconvolge gli ecosistemi nutrendosi di gasteropodi e bivalvi, crostacei, piccoli pesci ed altri organismi impreparati alla sua voracità, e danneggia l’attività dei pescatori tagliando loro le reti da pesca con le chele.
Per quanto riguarda i danni ambientali, dunque, bisogna sottolineare che le specie aliene invasive (IAS) impattano sulla biodiversità, causando la riduzione del numero di specie autoctone e andando ad alterare gli equilibri di interi ecosistemi e di conseguenza del paesaggio, ma rappresentano una grave minaccia anche per l’economia, la sicurezza alimentare e la salute umana.
Come difendersi? | La legge 230/2017 proibisce alcune azioni, prevedendo i divieti di transito, detenzione, commercializzazione, allevamento, utilizzazione, rilascio nel territorio nazionale delle specie esotiche invasive di rilevanza transnazionale o nazionale. Tuttavia, è bene essere consapevoli che senza il contributo di tutti il problema non si potrà risolvere e quindi è bene partire dalla prevenzione.
Per questo, ecco un elenco di buone azioni da tenere sempre a mente: non abbandonare in natura animali da compagnia (tartarughine, pappagallini, pesci da acquario) o selvatici a fini venatori; non diffondere specie vegetali in ambienti naturali, per motivi ornamentali/giardinaggio o di alimentazione di fauna selvatica; pulire bene attrezzi da pesca e imbarcazioni; non contribuire al commercio di specie alloctone invasive, controllando prima di acquistare o vendere piante e animali.
La conservazione di una specie autoctona significa mantenerne la popolazione sufficientemente numerosa da garantirne le esigenze alimentari e ambientali e identificare i fattori ambientali che sono indispensabili alla loro esistenza, mantenere integri gli ecosistemi, ripristinare gli habitat naturali e mantenere intatte le fasce di rispetto intorno alle aree protette.